29.4.10

A ciascuno il suo pallone


Measuring Niagara with a Teaspoon




Cornelia Parker

I've taken things like a Georgian silver spoon and had it melted down and drawn into a wire the height of Niagara Falls for example, to make a drawing, literally... a kind of wire drawing. So I've destroyed the object, but I've called it 'Measuring Niagara as a Teaspoon', so you get the idea in your head that you are looking at a teaspoon that has been made into the height of Niagara Falls, or is trying to measure Niagara Falls by being filled.

28.4.10

Tracey Emin

The Last Thing I Said to You was Don't Leave Me Here II

Iliade - Libro Decimosesto

E così questi combattean la nave.
Presentossi davanti al fiero Achille
Patroclo intanto un caldo rio versando
di lagrime, siccome onda di cupo
fonte che in brune polle si devolve
da rupe alpestre. Riguardollo, e n'ebbe
pietà il guerriero piè-veloce, e disse:
Perché piangi, Patròclo? Bamboletta
sembri che dietro alla madre correndo
torla in braccio la prega, e la rattiene
attaccata alla gonna, ed i suoi passi
impedendo piangente la riguarda
finch'ella al petto la raccolga. Or donde
questo imbelle tuo pianto? Ai Mirmidóni
o a me medesmo d'una ria novella
sei forse annunziator? Forse di Ftia
la ti giunse segreta? E pur la fama
vivo ne dice ancor Menèzio, e vivo
tra i Mirmidón l'Eàcide Pelèo,
d'ambo i quali d'assai grave a noi fôra
certo la morte. O per gli Achei tu forse
le tue lagrime versi, e li compiagni
là tra le fiamme delle navi ancisi,
e dell'onta puniti che mi fêro?
Parla, m'apri il tuo duol, meco il dividi.

caligola

ELICONE - (Dall’estremità della scena all’altra) Buongiorno, Caio.
CALIGOLA - (Con naturalezza) Buongiorno, Elicone. (Pausa)
ELICONE - Sembri stanco.
CALIGOLA - Ho camminato molto.
ELICONE - Sì. Una lunga assenza. (Pausa)
CALIGOLA - Era difficile da trovare…
ELICONE - Che cosa?
CALIGOLA - Ciò che volevo io.
ELICONE - E tu che volevi?
CALIGOLA - (Sempre naturale) La luna.
ELICONE - Che cosa?
CALIGOLA - La luna. Volevo la luna.
ELICONE - Ah! (Pausa. Elicone gli si avvicina) Per che farne?
CALIGOLA - Mah! È una delle cose che non ho.
ELICONE - Sicuro! E ora l’hai ottenuta?
CALIGOLA - No.
ELICONE - Eh, una disdetta.
CALIGOLA - Sì. E perciò sono stanco. (Pausa) Elicone…
ELICONE - Sì, Caio…
CALIGOLA - Tu pensi che sono matto.
ELICONE - Sai bene che non penso mai. Sono troppo intelligente per cascarci.
CALIGOLA - Già. Già. Ma io non sono matto. Anzi, non sono mai stato così lucido. Ho provato semplice-mente una sete di impossibile. (Pausa) Le cose, così come sono, non mi sembrano di tutto riposo.

tutti quelli che cadono

Silenzio. Il bardotto nitrisce. Silenzio.


CHRISTY Rapido un corno.
SIGNORA ROONEY Oh, sia ringraziato Iddio! Avrei giu¬rato che era proprio il rapido, quel rombo lontano. (Pausa). Cosi i muli nitriscono, o questo è un bar¬dotto? Be', in fondo non c'è niente di strano, è fi¬glio di un cavallo e un'asina.
CHRISTY Non avrebbe per caso bisogno di una carret¬tata di letame?
SIGNORA ROONEY Letame? Che tipo di letame?
CHRISTY Letame di maiale.
SIGNORA ROONEY Di maiale... Almeno tu parli chiaro, Christy. (Pausa). Chiederò a mìo marito. (Pausa). Christy.
CHRISTY Sì, signora.
SIGNORA ROONEY Non ti pare che ci sia qualcosa di... bizzarro nel mio modo dì parlare? (Pausa). Non di¬co la voce. (Pausa). No, dico le parole. (Pausa. Qua¬si tra sé) Uso le parole più semplici, o almeno mi pa¬re, eppure qualche volta trovo il mio modo di parla¬re molto... bizzarro. (Pausa). Santo cielo! Cos'è stato?
CHRISTY Non ci faccia caso, signora, oggi è piena d'aria.

Silenzio.

SIGNORA ROONEY Letame? Che cosa ce ne faremmo, al¬la nostra età? (Pausa). Perché te ne vai a piedi? Per¬ché non sali in cima al tuo carico di letame e non ti fai portare in carrozza? Soffri per caso le vertigini?

27.4.10

Eduardo Arroyo




apocolocintosi

Sì, zuccone, zucca mi dico

di una pasta molle e scondita
zucca che ogni più piccolo buco e striscia del cervello
ha assimilato pelle a pelle
Ma se giungessi ad una soddisfatta
zucchificazione,
davvero così burlone
e pacifico giocherellone
e bambinetto cicciotto come una zucca:
le ho viste trotterellare le piante di zucca sui prati
trotterellare lustre e a testa alta per di qua e per di là
emanazioni e trasformazioni di dèi fanciulli:
di cosa dunque, dovrei lamentarrni?
Come una zucca finalmente essere
largo darsi, in mangiare e dire;
in zucca e basta, contadina e gentile,
trasformarmi, morire... e in germogli partire...

andrea zanzotto

24.4.10

discussione di salotto






Cane: un cervello borghese? ma!

Cervo magniloquente: maybe stupid,maybe honest, but never an animal.

Cane: Ooh là là!Je suis, Sire, aussi riche que je me souhaite.  

Cervo magniloquente: A un certo punto il mondo intero è completo di testa e di corpo.
Ripetere questa frase per trenta volte. Io mi trovo assai simpatico.


Cane: risposta, Jolifanto bambla o falli bambla!!!

Cervo magniloquente: you only tell me, Perhaps, Perhaps, Perhaps! 




il vaniloquio continua... 

23.4.10

il velo di maya


E di' alle credenti di abbassare i loro sguardi ed essere caste e di non mostrare, dei loro ornamenti, se non quello che appare; di lasciar scendere il loro velo fin sul petto e non mostrare i loro ornamenti ad altri che ai loro mariti, ai loro padri, ai padri dei loro mariti, ai loro figli, ai figli dei loro mariti, ai loro fratelli, ai figli dei loro fratelli, ai figli delle loro sorelle, alle loro donne, alle schiave che possiedono, ai servi maschi che non hanno desiderio, ai ragazzi impuberi che non hanno interesse per le parti nascoste delle donne. E non battano i piedi sì da mostrare gli ornamenti che celano.
Sura XXIV An-Nûr

22.4.10

cadavere squisito

By Anna telln Giusopova & Rosso Sabbione

Non t'arrabbiare!
non t'arrabbiare!(copione irritante!)

critico d'arte, filosofo-papista, critico d'arte-giornalista;
è il tuo cervello borghese che mi fa arrabbiare,
e tale cervello funzionante non si vede:

natiche, ante, sale, salame piccante
via, via, via il camminante.

Comincia a stancarmi la mancanza d'ispirazione, mi spiace ma purtroppo è così: Senso, impressione, dolore...Vomito e cervello! Vogliamo continuare a registrare questa lezione, piuttosto che ascoltare davvero.

Le ambiguità che ci legavano, si sciolgono come farfalle nell'olio bollente.
Insofferente  il manichino che ha un solo occhio, e che ha deciso di scappare in Pomerania.

Vuoi venire?

Questa nuova carta parlerà degli avvenimenti del nostro tempo,
parlerà di me, (dell'aggiornamento reale dei tuoi pensieri) così potrò parlare.

Chi con un profumo non rammenta qualche avvenimento della propria follia?
Facciamola finita; leggiamo il tutto.

dada wins!

21.4.10

raoul hausmann


Premiers transparents

Comment veux-tu voici que les plombs sautent encore une fois

Voici la seiche qui s'accoude d'un air de défi à la fenêtre
Et voici ne sachant où déplier son étincelante grille d'égout
Le clown de l'éclipse tout en blanc
Les yeux dans les poches
Les femmes sentent la noix muscade
Et les principaux pastillés fêtent leur frère le vent
Qui a revêtu sa robe à tourniquet des grands jours
Mandarin à boutons de boussoles folles
Messieurs les morceaux de papiers se saluent de haut en bas des maisons.

andrè breton

20.4.10

delayed / waiting


Quando l’arte diventa denuncia si gioca con il fuoco.. Rafat Asad nel suo “viaggio” fa sorridere e piangere inserendo in un tipico monitor informativo sui voli dei viaggi per Gerusalemme. Fa sorridere la scelta di un viaggio impossibile, a Gerusalemme infatti non si atterra. Fa piangere quando si nota che tutti questi voli vengono indicati, in questo monitor “fantastico” come in ritardo o in attesa…

colour correction


yazan khalili

sofrona - leon battista alberti

BATTISTA - Non a te mai, Sofrona, negarò per ogni altra virtù e per questa in prima voi donne meritate lo-do da me, che sapete farvi amare. E se io amai in trecca costumi e modi nobilissimi e degni d’imperio, chi a ragione me ne biasimerà! E se io fui non superbo in degnare una sì vile, chi crederà a chi forse persuadesse me non molto degnare e reverire te e queste altre tutte nobilissime e leggiadrissime? Madonne, Dio proibisca da me tanto infortunio, ch’io poco pregi l’autorità e maestà vostra! Ma forse a questo proposito sarebbe chi rispondesse: se noi amiamo, vostra virtù ci sforza ad amarvi: altri forse direbbe trovarsi mai chi sia savio dalla cintola in giù, né stare altrove el gran sentimento che solo in mezzo ivi del cervello.
SOFRONA. E mai! Se voi uomini, quali vi usurpate tante lodi e tanta virtù, tanta costanza, e’ quali, trascor-so tutto el mondo, tornate a casa con assai astuzia non meno che con guadagno, pur in questo ancora tanto errate, che miracolo se noi femmine, quali voi dite essere volubile, non viviamo in perpetua sterilità? Ma in noi fiorisce questa prudenza, che sappiamo a ogni nostra volontà ritrarci, e dimenticar l’impresa: voi sempre perseverate miseri.
BATTISTA - Di questa tua sentenza, voglio stimi, sono e io; né mai mi parse cosa non ragionevole se una femmina amasse. In ogni storia mai mi rammenta fatta menzione di femmina quale non, quando che sia, in sé soffrisse incendi amatori. Ma forse questi altri giovani si maravigliano che cagion sia che, seguite da bel-li, prudenti, modesti, nobili giovani, voi donne più tosto vi diate, quanto e’ dicono, a uno vile, e di loro fiamme nulla vi curate.
SOFRONA - Parti! Cosa, sì, bene vogliamo, sia chi goda de’ nostri doni, non della sua vittoria con noi. Voi ne venite pomposi, parvi meritare da tutte essere richiesti; non da noi come dono, ma come devuto aspettate ogni nostra cortesia, e gloriatevi quasi vostra virtù più che nostra benificenza essere contenti per liberalità nostra.
BATTISTA - Lodo la sentenza tua, Sofrona, ma non scorgo assai che ragion v’induca ad allettare molti chieditori, se non vi grada pattuirvi a loro; e se v’è grato piacere altrui per dispiacerli, non vi lodo.

18.4.10

Equipo Crónica


"El Equipo Crónica propugna la “Crónica de la realidad” como vehículo intencional para dar a la pintura una finalidad elevada, una razón de ser en nuestra sociedad en el marco hístorico de los valores positivos contemporáneos".

Manifesto programmatico, Valencia 1965.

lo scardinamento del linguaggio






hugo ball

17.4.10

john heartfield


il mattino ha l'oro in bocca

E parto al mattino dopo un magro pasto, così come parte un grigio-argenteo sciacallo dai magri fianchi, che passa di deserto in deserto;
incede errando affamato contro vento, calando sui fondovalle in trotterellante corsa,
e quando il cibo lo distoglie da dove prima lo cercava, egli lancia un appello e gli rispondono gli smagriti suoi simili;
sottili come falce lunare, bianco-grigi nei volti, vibranti come frecce agitate da un giocatore di maysir.

الشنفرى الأزدي

Le rhinocéros

BOTARD Non arriverò al punto di sostenere una cosa simile. Però, signore, l'Università e le varie facoltà non sono certo all'altezza della Scuola comunale.

PAPILLON (a Daisy) Allora, signorina, questo foglio di presenza?
DAISY (al signor Papillon) Eccolo. (Glielo porge).
PAPILLON (a Berenger) Oh, ecco Berenger.
BOTARD (a Dudard) Ciò che manca agli universitari sono le idee chiare, lo spirito di osservazione e il senso pratico.
DUDARD (a Botard) Ma mi faccia il piacere!
BERENGER (al signor Papillon) Buongiorno, signor Papillon. (Va verso il capufficio che è di spalle, gira intorno al gruppo dei tre personaggi, e sì dirige verso il portamantelli. Prende il camice da ufficio, oppure una vecchia giacca, e appende al posto la giacca che indossa. Quindi va verso il suo tavolo, apre il cassetto e ne estrae le mezzemaniche di lustrino nero. Saluta) Buongiorno, signor Papillon! Scusi se ho rischiato di essere in ritardo. Sal¬ve, Dudard! 'giorno, signor Botard!
PAPILLON (a Berenger) Dica un po', Berenger: li ha visti anche lei i rinoceronti?
BOTARD (a Dudard) Gli universitari hanno una mentalità astratta e non sanno niente della vita.
DUDARD (a Botard) Sciocchezze!
BERENGER (continua a riordinare la sua cancelleria con eccesso di zelo, come per giustificare il ritardo. Al signor Papillon, con tono naturale) Ma certo, si capisce che l'ho visto.
BOTARD (si volta) Pff!
DAISY Ecco, vede che non sono pazza!
BOTARD (ironico) Oh, il signor Berenger lo dice per galanteria... perché è un tipo galante, lui, anche se non ne ha per niente l'aspetto.
DUDARD Perché? È una galanteria dire di aver visto un rinoceronte?
BOTARD Certo, quando si tratta di sostenere le stravaganti asser¬zioni della signorina Daisy. Tutti sono galanti con la signorina, è evidente!
PAPILLON Signor Botard, lei adesso è in malafede: il signor Be¬renger non ha partecipato alla discussione. È appena arrivato.
BERENGER (a Daisy) Vero che l'ha visto anche lei? Tutti l'abbiamo visto.

16.4.10

bomarzo



Si sa che l’arte non ha presso, si sa che l’arte non ha tempo, si sa che l’arte gioca con lo sguardo, si sa che l’arte dialogo e non plagia quando vede e somatizza l’altro per farlo diventare sé. Bomarzo e Dalì dialoghi tra sordomuti.

the arcelormittal orbit


anish kapoor

15.4.10

Club Dada

Manifesto Dada Berlino

the lighthouse

correvo, ero abituato a correre, non mi fermavo mai. Il latte alla mattina, poi pulire la stalla, dar da mangiare agli animali e dar da mangiare a me, animale, dopo la stalla mi pulivo io. Rituali domestici li chiamavo. Lei rimase incinta o meglio lo credemmo fino a che morì e io con lui. L’unico bagliore era il faro vino a casa mia, niente mi faceva vedere luce come quella lampada che tutte le notti a intermittenza riscaldava il nostro letto ormai stanco e vuoto. La stalla era chiusa, la prassi continuava ma non aveva un significato, io ero un fantasma, ero morto con lui. la vita era solo un continuo susseguirsi di atti meccanici e così continua.

aspettando godot

Silenzio.

VLADIMIRO Parlano tutte nello stesso tempo.
ESTRAGONE Ciascuna per conto proprio.

Silenzio.
VLADIMIRO Direi piuttosto che bisbigliano.
ESTRAGONE Che mormorano.
VLADIMIRO Che sussurrano.
ESTRAGONE Che mormorano.

Silenzio.

VLADIMIRO Che cosa dicono?
ESTRAGONE Parlano della loro vita.
VLADIMIRO Non si accontentano di aver vissuto.
ESTRAGONE Bisogna anche che ne parlino.
VLADIMIRO Non si accontentano di esser morte.
ESTRAGONE Non basta.

Silenzio.

VLADIMIRO Fanno un rumore come di piume.
ESTRAGONE Di foglie.
VLADIMIRO Di ceneri.
ESTRAGONE Di foglie.

Lungo silenzio.
VLADIMIRO Di' qualcosa!
ESTRAGONE Sto cercando.
Lungo silenzio.
VLADIMIRO (angosciato) Di' qualsiasi cosa!
ESTRAGONE Che facciamo adesso?
VLADIMIRO Aspettiamo Godot.
ESTRAGONE Già, è vero.

cadavere squisito

By  Anna Telln Giusopova e Lorenzo Bevilacqua

La gallina ha  fatto le uova, il latte fresco è sulla tavola e la collana è caduta nella bottiglia.
Allora lo zio Augusto insieme a Nietzsche e il superuomo si precipitano al duomo della città:

" Der Sturm... Der Sturm... Der Sturm"
diceva il treno passando...

A Berlino con Otto Gros e Franz Iung, conoscitori di Freud, domandano: che cos'è? la voglia di scappare via? dato che la domanda
"è nato prima
l'uovo o la gallina?"

mette in crisi l'esistenza, in tale modo bisogna correre se vuoi arrivare prima del vento.

george grosz

shinohara ushio

Il sumo? No, grazie. La pop-art predilige la box, anche se siamo in Giappone. Quando anche l’arte cinetica non ha più nulla da dire inizia l’arte fisica che sfida la bidimensionalità della tela con violenza. Quasi si volesse dare un ko al primo round.

rodchenko

By Anna Telln Giusopova

alexandre rodchenko scriveva nel 1928: «Se si desidera insegnare all'occhio umano a vedere in una nuova maniera, è necessario mostrargli gli oggetti quotidiani e familiari da prospettive ed angolazioni totalmente inaspettati e in situazioni inaspettate; gli oggetti nuovi dovrebbero essere fotografati da angolazioni differenti per offrire una rappresentazione completa dell'oggetto.»
 

14.4.10

cadavere squisito

By T. Ruiz Benqué & Anna Telln Giusopova

La nevrosi della famiglia non ci lascia scampo,
né dalla morte né dal matrimonio,
ma che brutta storia!
che brutta storia questa, non c'è vita senza merenda,

merenda che prepara il ragazzo che lavora dietro
il banco degli affettati con le sue mani sporche che dunque, si lava.
Doccia e rotocalchi femminili
fotomontaggi e pezzi di tessuto
meccanismi per finire in bellezza
Mi dedico a rompere le uova lanciandole
dagli
alberi
grandi e ariosi;
trasparenti e corposi come fatti col collage.

herbert bayer


Bayer fu apprendista di Georg Schimdthammer a Linz. Dopo aver lasciato il laboratorio per intraprendere gli studi alla Colonia degli Artisti di Darmstadt (Darmstädter Künstlerkolonie), iniziò a nutrire interesse per il Bauhaus di Walter Gropius. Dopo aver studiato per quattro anni al Bauhaus sotto la supervisione di Vasilij Kandinskij e László Moholy-Nagy, Gropius lo nominò direttore dei settori stampa e pubblicità.

The above are architectural designs for a newspaper stand and a cigarette kiosk by the Bauhaus artist Herbert Bayer. Though the drawings were produced in the 1920's, the Bauhaus "style" is still felt today...from its minimalist design and colors, to the boxy, cut-out-like aesthetic.

amelia rosselli

I fiori vengono in dono e poi si dilatano
una sorveglianza acuta li silenzia
non stancarsi mai dei doni.

Il mondo è un dente strappato
non chiedetemi perché
io oggi abbia tanti anni
la pioggia è sterile.

Puntando ai semi distrutti
eri l'unione appassita che cercavo
rubare il cuore d'un altro per poi servirsene.

La speranza è un danno forse definitivo
le monete risuonano crude nel marmo
della mano.

Convincevo il mostro ad appartarsi
nelle stanze pulite d'un albergo immaginario
v'erano nei boschi piccole vipere imbalsamate.

Mi truccai a prete della poesia
ma ero morta alla vita
le viscere che si perdono
in un tafferuglio
ne muori spazzato via dalla scienza.

Il mondo è sottile e piano:
pochi elefanti vi girano, ottusi.

ma mélancolie

salvador dalì

13.4.10

quadrato magico

paola pivi

Rendere prevedibile l’imprevedibile, cercare la quadratura del cerchio. Occhi assorti sull’inusuale che richiede di essere concepito quotidianità. La paura del horror vacui, la massa indistinta dell’acqua superata da imbarcazioni animali. Il fallimento dell’arca di Noè

12.4.10

mehmet II

gentile bellini

nonio

qualche passo ancora... fermarsi e fissare ancora... e avanti così... vagolando qua e là... gior¬no dopo giorno... oppure quella volta che ha pian¬to... l'unica volta che ricordava... da quando era bambina... avrà pur pianto da bambina, o forse no... mica essenziale per vivere... soltanto il vagito per mettersi in cammino... per respirare... poi mai più fino a questo... ormai vecchia decrepita... seduta M a fissare la sua mano... ma dove era ?... vicino all'Ip¬podromo... una sera ritornando a casa... casa!... un mucchietto di terra vicino all'Ippodromo... al cre¬puscolo... seduta lì a fissare la sua mano... sul grem¬bo... la palma rovesciata... improvvisamente la vi¬de bagnata... la palma... presumibilmente lacrime... le sue, presumibilmente... nessuno in vista per chi¬lometri... nessun rumore... soltanto le lacrime... se¬duta a guardarle mentre si asciugavano... tutto fini¬to in un attimo... oppure aggrapparsi a una pagliuz¬za... il cervello... che guizza via per conto suo... aggrapparsi al volo e avanti... non c'è niente lì... al¬lora al prossimo... confuso come la sua voce... peg¬gio... e ancor meno senso... e tutto in una volta... non si può - ... Cosa?... il ronzio?... sì... sempre il ronzio... sordo ruggito come di cascate... e il ba¬gliore... che si accende e si spegne... incomincia a muoversi... un raggio di luna, ma no... il tutto par¬te dello stesso... tener d'occhio anche quello... con la coda dell'occhio... tutto in una volta... non si può continuare... Dio è amore... lei sarà redenta... tor¬nare in quel campo... primo sole del mattino... Apri¬le... sprofondarsi nell'erba con la faccia in giù... e solo allodole... e cosi avanti... aggrapparsi alla pa¬gliuzza... sforzarsi di udire... una qualsiasi parola... farne qualche cosa... tutto il corpo andato via... so¬lo la bocca... come impazzita... e non può fermarsi... non può fermarla... qualcosa lei... qualcosa lei doveva- ... Cosa?... chi?... no!... lei!...

osman hamdi bey


Osman Hamdi Bey, (1842 İstanbul - 24 February 1910 İstanbul) was a prominent and pioneering Turkish painter. Born into a family of the ruling class of the Ottoman Empire (he was the son of İbrahim Ethem Paşa, a former sadrazam), he went to primary school in the popular İstanbul quarter of Beşiktaş, after which he studied law, first in İstanbul as of 1856, and then in Paris as of 1860. During his nine years in Paris, the international capital of arts, he showed a keen interest for the artistic events of his day. As aside his studies in law, he took up courses in painting in the workshops of a number of well-known painters. Once back in Turkey (1869), he has been assigned to the foreign relations department of the Ottoman province of Baghdad. In 1871, he was back in İstanbul, where he was made the vice-director of the Protocol Office of the Palace. During the 1870's, he worked at several assignments in the upper echelons of the Ottoman bureaucracy.

10.4.10

Mémoires de ma vie

Doce en punto del mediodía. En espera del autobús de las once y cuarenta y cinco. Observo el reloj tanto para pasar el tiempo. El reloj tiene el vidrio roto, es un regalo. Con la lengua me toco los dientes: tres quitados,  dos con grandes caries, abundancia de heridas y encías inflamadas. Pierdo los cabellos. Me siento un poco incompleto. Absurdo que estas mínimas cosas me hagan pensar a mi imperfección. Al fin y al cabo ¿Quién es perfecto? Recuerdo que cuando frecuentaba el instituto franciscano, en la hora de la lección de español, debíamos escribir un ensayo. Recuerdo solo que el mío se llamaba sentido de vida, que comenzaba "comienza siempre llorando y así, llorando se acaba como dice la canción..." y que recibí un aplauso de parte de la Prof. y de mis compañeros, no recuerdo mas. Entonces como ahora, sentí un grito alarmante dentro.

8.4.10

video by Dan Hillier



La canzione non è un granché mai il video ne vale veramente la pena
info:dan hillier blog

aspettando godot

ESTRAGONE (ritorna al centro della scena e guarda verso il fondo) Un luogo incantevole. (Si volta, avanza fino alla ribalta, guarda verso il pubblico) Panorami ridenti. (Si volta verso Vladimiro) Andiamocene.

VLADIMIRO Non si può.
ESTRAGONE Perché?
VLADIMIRO Aspettiamo Godot.
ESTRAGONE Già, è vero. (Pausa). Sei sicuro che sia qui?
VLADIMIRO Cosa?
ESTRAGONE Che lo dobbiamo aspettare.
VLADIMIRO Ha detto davanti all'albero. (Guardano l'albero). Ne vedi altri?
ESTRAGONE Che albero è?
VLADIMIRO Un salice, direi.
ESTRAGONE E le foglie dove sono?
VLADIMIRO Dev'essere morto.
ESTRAGONE Finito di piangere.
VLADIMIRO A meno che non sia la stagione giusta.
ESTRAGONE Ma non sarà poi mica un arboscello?
VLADIMIRO Un arbusto.
ESTRAGONE Un arboscello.
VLADIMIRO Un... (S'interrompe) Cosa vorresti insinua-re? Che ci siamo sbagliati di posto?
ESTRAGONE Dovrebbe già essere qui.
VLADIMIRO Non ha detto che verrà di sicuro.
ESTRAGONE E se non viene?
VLADIMIRO Torneremo domani.
E magari dopodomani.
Forse.
E cosí di seguito.
Insomma...
Fino a quando non verrà.
Sei spietato.
Siamo già venuti ieri.
Ah no! Non esagerare, adesso.
Cosa abbiamo fatto ieri?
Cosa abbiamo fatto ieri?
Sí.
BÈ... (ArrabbiandoSi) Per seminare il dubbio sei un campione.

nonio

Cosa?... il ronzio?... sì... sempre tutto fermo come la morte tranne il ronzio... quando improvvisamente si rese conto che le parole stavano - ... Co¬sa?... chi?... no!... lei!... (pausa e movimento 2)... si rese conto... che le parole stavano... figurarsi!.... le parole stavano arrivando... una voce che lei non riconobbe... lì per lì... era tanto tempo che non la sentiva... poi alla fine dovette ammettere... che non poteva essere... che la sua stessa voce... certi suoni vocalici... che non aveva mai sentito... altrove... tanto che la gente guardava... nelle rare occasioni... una o due volte all'anno... sempre d'inverno per qualche strano motivo... la fissava senza capirla... e ora questo fiume... fiume continuo... lei che non aveva mai... al contrario... praticamente muta... tutti i suoi giorni... come riuscì a sopravvivere!... anche andando a fare la spesa... uscendo per la spe¬sa... centro commerciale affollato... supermer... si limitava a consegnare la lista della spesa... con la borsa... vecchia sporta nera... poi stava ferma ad aspettare... anche a lungo se necessario... in mezzo alla folla... immobile... fissando il vuoto... a bocca semiaperta come sempre... finché non le tornava in mano... finché la borsa non le tornava in mano... per poi pagare e andare via... senza nemmeno un buongiorno... come riuscì a sopravvivere!... e ora questo fiume... non afferrandone nemmeno la metà... nemmeno un quarto... nessuna idea... di ciò che stava dicendo!... figurarsi!... nessuna idea di ciò che stava dicendo!... finché non cominciò a ten¬tare... di illudersi... che non era affatto la sua... af¬fatto la sua voce... sicuramente avrebbe... era indi¬spensabile riuscirci... stava per... dopo grandi sfor¬zi... quando improvvisamente sentì... gradualmente sentì... le sue labbra muoversi... figurarsi!...

6.4.10

the responsive eye


La luce viaggia a velocità infinite e scava e distrugge gli organismi a seconda della sua velocità. Onde d’urto che rimbalzano e delineano monadi. L’occhio unisce mente e corpo, è lo specchio del mio interno (non dell’anima) ma della mia fisicità che si scontra e incontra con le forme nuove geometriche.

5.4.10

amelia rosselli


Ed è inerme che io battaglio per una

Chiarezza che non ha permesso d’esistere
Sinchè tu giochi con questa providenza
Che ci stampò in faccia quell’ansia
Di esistere fuori d’un commerciale

Attenersi alle più basse voglie; ma
Vidi anche nella tua faccia il sigillo
Della noncuranza e del vuoto armarsi
Alla morte senza pensare alla vita!

Amelia Rosselli

song of the open road

a foot and light-hearted i take the open road,
healthy, free, the world before me.
the long brown path before me leading wherever i choose.
....strong and content i travel to open road.

(see, hear and i am silent)


withman.


resurrexit

4.4.10

Le rhinocéros

Filosofo (al vecchio signore) Torniamo ai gatti.
Vecchio signore (al filosofo) La seguo.
Berenger (a Jean) In ogni modo, credo che lei abbia già qualcuno che...
Jean (a Berenger) Chi?
Berenger Dudard. Un altro collega d'ufficio: laureato in legge, giurista, grande carriera in ditta e nel cuore di Daisy: capisce? Come posso competere con lui?
Filosofo (al vecchio signore) Il gatto Isidoro ha quattro zampe.
Vecchio signore stupito) E come lo sa lei?
Filosofo È dato per ipotesi.
Berenger (a Jean) ... è simpatico al padrone. Io invece non ho av­venire, non ho titoli di studio, non ho nessuna possibilità!
Vecchio signore (al filosofo) Ah, per ipotesi!
Jean (a Berenger) E così, lei si dà per vinto...
Berenger (a Jean) E che potrei fare?...
Filosofo (al vecchio signore) Anche Fricot ha quattro zampe. Quante zampe avranno Fricot e Isidoro?
Vecchio signore (al filosofo) In totale o separatamente?
Jean (a Berenger) La vita è lotta, e non lottare è da vili!
Filosofo (al vecchio signore) In totale o separatamente, secondo i casi.
Berenger (a Jean) Che vuole, mi sento completamente disarmato!
Jean E allora si armi, mio caro, si armi!
Vecchio signore al filosofo, dopo lunga riflessione) Otto. Otto zampe.
Filosofo Vede? La Logica favorisce il calcolo mentale.
Vecchio signore Certo, apre tante possibilità...
Berenger (a Jean) E poi, dove trovare le armi adatte?
Filosofo (al vecchio signore) La Logica non conosce limiti.
Jean Ma in lei stesso! Nella sua volontà!
Berenger (a Jean) Quali armi?
Filosofo (al vecchio signore) Stia bene a sentire...
Jean (a Berenger) Le armi della pazienza, della cultura... le armi dell'ingegno! Si sforzi di diventare uno spirito vivo, un uomo brillante. Si tenga aggiornato.
Berenger (sbadigliando, a Jean) Aggiornato? In che modo?
Filosofo (al vecchio signore) Ora, togliamo due zampe ai gatti. Quante ne resteranno a ciascuno?
Vecchio signore È difficile...
Berenger (a Jean) È difficile...