Il Cristo giallo, 91 cm x 73 cm, New York, Museo Albright-Knox, 1889.
Ai piedi del monte del cranio sono rimaste solo le pie donne, sullo sfondo c'è chi si allontana, chi fugge. All'improvviso il cielo scurisce. Le donne bretone sono in uno stato contemplativo, come se si chiedessero se ciò che accade intorno c'entra o no con loro. Il giallo pervade l'intero dipinto, arbusti ardenti dialogano con lo spettatore, i toni freddi calano sul giorno. La desolazione del paesaggio vuole essere rivelatore dell'asprezza della vita umana. Ma è una visione? è un fatto contemporaneo? può un evento del passato eternarsi? Le linee taglienti disegnano i contorni delle figure, come in un'icona antica che colloca l'evento fuori del tempo e dello spazio. I colori primari ci rimandano a un tempo primitivo, al momento dell'origine, le donne in meditazione e i personaggi che vanno via ci fanno domandare sul destino, sul senso ultimo. L'infinito si è manifestato in un particolare. Gauguin esegue quest'opera l'anno dopo l’esperienza con Van Gogh, e alcuni non tanto fortunati tentativi artistici. Forse che anche lui come noi, in momenti di sconforto, si domandò quel "perché?" a cui da soli non possiamo rispondere. Forse il dipinto fu il mezzo per manifestare la sua domanda di senso, che gli uomini di ogni tempo ed età si sono posti e si pongono. Il dipinto fu particolarmente caro a Gauguin al punto di usarlo da sfondo per un suo autoritratto e di non separarsene mai fino alla sua morte.
Per approfondire sul Portrait de l'artiste au Christ jaune visitare Musée d’Orsay:
(http://www.musee-orsay.fr/index.php?id=851&L=4&tx_commentaire_pi1%5BshowUid%5D=248&no_cache=1)
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