La
pubblicità e la propaganda, svolgono una parte importante sia come
campo di sperimentazione artistica, sia come elemento comunicativo in
cui le masse s'identificano. La
pubblicità è un'arte funzionale, “ses
réalisations répondent d’ailleurs aux exigences de l’époque
qui allait dans le sens d’une fonctionnalité technique appropriée
au matériau utilisé.”1
Essa deve piegarsi
alla sua funzione, così da trasmettere un’informazione chiara, sua
missione sociale è creare un ordine estetico a livello di contenuto,
“la forme devait […]
découler logiquement du contenu.”2
Un
caso particolare è rappresentato da John Heartfield; l’esperienza
del Dada berlinese è stata fondamentale per l’evoluzione del suo
linguaggio artistico. Qui avviene l’importante innovazione del
fotomontaggio, praticato dalla maggioranza del gruppo con la precisa
intenzione di fare della critica e della satira politica.
Tralasceremo qui la discussione su chi sia stato lo scopritore di
questa tecnica, considerando più importante l’uso che ne viene
fatto. Interessante è però la testimonianza lasciataci da Grosz:
Su
un pezzo di cartone incollammo alla rinfusa annunzi di cinti per
l’ernia, di libri commerciali e di alimenti concentrati per cani,
etichette di bottiglie di grappa e di vino, fotografie di giornali
illustrati, ritagliate a capriccio e assurdamente ricomposte… il
tutto combinato in modo che il fotomontaggio dicesse con le sue
immagini quello che a parole sarebbe caduto sotto le forbici della
censura.
Preparammo
così delle cartoline che potevano sembrare mandate dal fronte in
patria o da casa al fronte. Alcuni amici, tra i quali Tretjakojj, ne
fecero una leggenda, secondo cui «il popolo, anonimamente» avrebbe
inventato, in questa maniera, il fotomontaggio… la verità è che
Heartfield ne fu incoraggiato a sviluppare una tecnica precisa da
quella che originariamente era stata soltanto una satira politica
fatta per divertimento.3
Heartfield
s'appropria dell'invenzione, nata come gioco, facendone una “tecnica
precisa”. Avendo compreso l'insufficienza e la corruzione delle
forme dell'arte tradizionale, lascia l'esagerazione distruttiva delle
azioni dadaiste per attuare i suoi mezzi d'espressione, attraverso la
pubblicità, i giornali, copertine di libri e riviste, ecc., che
sceglie fra le possibilità sempre più proprie dei nuovi mass media
per la canalizzazione del loro potenziale a profitto della lotta
rivoluzionaria. Egli adotta la politica come nuovo fondamento
dell'arte. Questo impegno esige immagini predisposte alla
comunicazione di massa, “de
nouveaux problèmes politiques exigent de nouveaux moyes de
propagande. Pour
cela, c'est la photographie qui a la plus grande force de
persuasion.”4
A questo scopo
possono essere stati fondamentali il testo già citato Produktion
- Reproduktion di
Moholy-Nagy e la risposta di Grosz all'inchiesta Ein
Neuer Naturalismus??5,
circa l'uso delle nuove tecnologie nel campo dell'arte. Negli anni
tra il 1922 e 1924 la posizione di Heartfield rispetto agli altri
membri del Dada berlinese incomincia a differenziarsi. È vicino ai
veristi e alla nuova oggettività in quanto non si separa
dall'attualità, dai modi di comunicazione, dalla realtà
politico-economica, perché per essere compreso dalle masse non può
che appellarsi a questo campo. Ma Heartfield non è più inquadrabile
in un movimento; qualsiasi caratteristica che gli si può attribuire
deriva dal suo impegno socio-politico e dalla tecnica che utilizza
per agire, che altra non può che essere il fotomontaggio, che
permette di confrontare l'esperienza del lavoro con le strutture
della realtà. Il fotomontaggio come simulazione della realtà,
riesce a imporre la sua razionalità. “A partire dal 1924, dunque,
il suo lavoro deve essere analizzato secondo i parametri di
un'operazione estetica nell'ambito di una finalità di azione
politica, in cui è assolutamente fondamentale il rapporto paritario
di parola e immagine”.6
Siamo sullo stesso piano del Tipofoto di Moholy-Nagy. Esse esprimono,
per dirla con Winckelmann, molto con poco. Il messaggio scritto e
quello visuale dell'immagine, non lasciano scampo a interpretazioni
sul contenuto che si vuole trasmettere, “il
réussit à trouver un mode d'expression propre dans le domaine de la
réalisation typographique et du dessin publicitaire”.7
2
Ibidem.
5Importante
sono anche gli scambi tedesco – sovietici. J. Nigro Covre, L’arte
tedesca nel Novecento,
Carocci, Roma, 1998; pp. 104-107.
6
Ivi. p. 108.
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