lunes, 22 de noviembre de 2010

Da Pane Pace e Lavoro: l’umanità sfinita

Burundi, Cecenia, Congo, Cina, Palestina, Iraq, Haiti, Rwanda, Kosovo, Zimbabwe, Saharawi, Uganda, Turchia, Afganistan, Somalia. Citiamo questi Stati per ogni uomo che, nel mondo, è derubato della sua dignità.
Che le forze armate delle nostre subdole democrazie occidentali abbiano calpestato, con le guerre o con il sostegno ai golpe militari, o con la cancellazione degli aiuti umanitari, i popoli e distrutto i Paesi per imporvi governi odiati sembra non disturbare più la nostra coscienza e la nostra società.
I nostri governi, pur di non perdere la loro posizione colonialista diventano “macellai del mondo” in nome della sicurezza internazionale.
Infatti, nei tanti sud del mondo, la violenza ci è mostrata come frutto della cattiva condotta dei perdenti, come se il terrore fosse il loro stesso modo di vivere.
Noi continuiamo a cercare un paradiso sognando auto da capogiro, l’eterna giovinezza, una coscienza sempre tranquilla e altri miraggi da piccolo schermo. Tutto questo mentre sulla scena del mondo esistono fame, massacri (anche in luoghi di culto, cioè di pace), sofferenze per povertà, fame, violenze inaudite.
Siamo spettatori e chi ci rappresenta al G20 rinnega l’impegno per la cooperazione, Berlusconi per primo.
L’offensiva dei mezzi di comunicazione è troppo profonda: esige una sfida reale, culturale e materiale. Essi collaborano con i potenti della nostra terra: vogliono convincerci che il male è aver perso e perdere, perciò vogliono farci abbandonare la lotta, rinunciare alla speranza e delegare l’impegno.
E’ il peggiore dei genocidi.
Per tutti coloro che subiscono la guerra, per tutti i popoli che soffrono il tallone della dittatura, della fame, della povertà, della intolleranza, per il silenzio di chi è sfinito e per gli uomini che sperano contro ogni speranza, Pane Pace Lavoro invita a unirsi per la rivolta contro la negligenza e l’inerzia per un desiderio di bene che restituisca alla vita il suo valore. Vogliamo stare in mezzo al popolo della terra, quell’unico popolo che le frontiere non possono più catalogare, per compiere il gesto sicuro, semplice e significativo di mettersi insieme, per operare la giustizia e la pace.
Impediamo il genocidio.

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