domingo, 19 de septiembre de 2010

Revolution Dada


Non è strano il fatto che i dadaisti berlinesi guardassero il costruttivismo e in particolare a Vladimir Tatlin. Opere di Hausmann come Dada Siegt o Tatlin at home ce lo dimostrano. I berlinesi non possono che essere in sintonia con il costruttivismo: Il suo è un preciso programma d'azione politica. L'arte deve essere al servizio della rivoluzione […]. Ogni distinzione tra le arti deve essere eliminata come residuo di una gerarchia di classi […] L'arte deve avere un una funzione precisa nello sviluppo della rivoluzione.(1) È avvenuto il contatto tra dadaismo e costruttivismo; in questo processo occorre tenere presente oltre alla circolazione delle riviste anche la mediazione di un qualche artista in contatto con le avanguardie sovietiche, come potrebbe essere Schwitters o Richter. Comunque sia, Grosz e Heratfield, anche se rappresentano le teorie estetiche di Tatlin, non necessariamente ne condividono lo scopo: ne révèrent pas pour autant le pouvoir de la machine et la perfection de technique: les symboles de la modernité technique qui décorent ce mannequin aux allures de poupée mécanique sont utilisés en tant qu'instruments de la dérision et au profit d'une mise en scène ironique. (2) Dello sviluppo dei rapporti tra avanguardie parleremo in seguito. Per quanto riguarda lo stile, abbiamo sopra detto dell'aspetto grottesco del mannequin, del tutto consono al linguaggio dei dadaisti e di Grosz in particolare: Les artistes dada ont recours à la caricature et à la satire pour vilipender les travers de la société moderne dans des tons plus ou moins acerbes et grinçants.(3)


Ricordiamo che tra agosto e novembre del 1913 Grosz vive a Parigi dove studia in un atelier privato e sviluppa una tecnica di disegno veloce. Questa forma di ductus si addice alla caricatura. Sappiamo anche dell'interesse di Grosz verso Daumier, Luatrec e Goya. Copia disegni dai bagni pubblici, sviluppando così quello stile che proprio Grosz chiamerà “duro come un coltello”. Heartfield e Grosz frustano con un violento sarcasmo l'ordine sociale della repubblica di Weimar, feriscono l'orgoglio patriottico e la modernità tecnica, messa in scena di una feroce denuncia dell'ideologia militaristica. Il manichino è un doppio ironico dell'artista, una sua caricatura. Attraverso la tecnica, la satira e l'arte si cerca una via per costruire una società nuova, un artista nuovo, un uomo nuovo.


1 G.C. Argan, L'Arte Moderna, ed. Sansoni, Firenze, 1970; p. 303.


2 DADA, Centre Georges Pompidou, Parigi, 2005; p 819.


3 Ivi, p. 816.

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