8.2.11

tragos odia

Agli antipodi di questa teoria aristotelica sulla tragedia sta quella di Nietzsche. Infatti pur essendo esterno al mondo della tragedia greca, Nietzsche dà forse il giudizio che più si avvicina alla verità e che allo stesso tempo capovolge tutte le precedenti teorie sull’arte e il modo di fare arte greco. Se, infatti, il giudizio tradizionale sull’arte greca è quello che si basa sull’idea di serenità, equilibrio e misura delle forme, è quindi un’arte catartica, purificatrice, quello di Nietzsche al contrario è frutto della convivenza e compartecipazione dello spirito apollineo e dello spirito dionisiaco. Apollo è il dio “risplendente”, profetico è l’impulso verso l’essere perfetto in sé, è ciò che presiede alle arti plastiche. Lo spirito dionisiaco è, al contrario, evasione, alienazione, impulso, ribellione e disordine. L’arte nasce dall’antagonismo e dall’armonia di queste due forze: la tragedia trova qui la sua essenza, infatti lo spirito apollineo plasma e fornisce una forma a quello dionisiaco. Solo in questo modo la tragedia, pur perdendo tutta la sua funzione catartica rende vivibile la vita all’uomo. Lo stesso filosofo a favore di questo dice: “L’arte sola ha il potere di piegare quelle idee piene di disgusto sull’orrore e l’assurdità dell’esistenza a rappresentazioni che fanno tollerabile la vita”.

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