22.8.10

“Chi siamo, da dove veniamo, dove andiamo?”

Mostra di Quitzé Ruben Sabillón Ordoñez alla manifestazione culturale Tonalestate 2010
Ponte di Legno, Hotel Mirella, Via Roma 21, Ingr. sal. Paradiso

Quitzé Ruben Sabillón Ordoñez è nato a Tegucigalpa nel 1985 in un ambiente artisticamente molto vivace. Inizia la sua formazione presso l’Escuela Nacional de Bellas Artes della capitale honduregna per poi trasferirsi, nel 2005, a Roma dove si iscrive alla facoltà di Storia e Conservazione del Patrimonio Artistico presso l’università di “Roma Tre”. Nel 2009 consegue la laurea a pieni voti. Nel 2004, 2007 e 2009 allestisce, al Tonalestate, mostre di fotografie e arte grafica.


Il lavoro artistico che questo giovanissimo artista latinoamericano espone nell’edizione 2010 è frutto dei suoi anni di studio profondamente modellati dall’esperienza nell’ambito della cooperazione internazionale e della promozione della cultura del suo Paese. Visitando con pazienza le tele di Quitzè, ci viene presentato un uomo che avverte il bisogno di stare con gli altri e, spesso, persino l’obbligo, ma che, a un certo punto della sua vita, si sente estraniato, come messo alle strette da un imminente pericolo. E’ in questi momenti di verità che ogni uomo incomincia a interrogarsi, su di sè e su tutta la realtà. Nello scontro con la propria contingenza e miseria egli scopre l'inadeguatezza davanti al vero, al giusto, al bene e al bello che il suo cuore intuisce e desidera. Anzi, portando al fondo questo sincero esame del proprio cuore, egli vi scopre le mosse di una cattiveria, di un'ingiustizia e di una violenza che, mentre gli pesano come eredità millenaria fin dalla nascita, allo stesso tempo si sono tradotte e si traducono in scelte deliberate sue. Infine, il dolore, la malattia e, in fase definitiva, la morte appaiono le note determinanti del suo destino. L’inadeguatezza non sarebbe avvertita se non abitasse il cuore dell’uomo una inestinguibile sete di verità, di felicità e, ultimamente di fraternità, cioè di comunione con un Altro che ci unisce agli altri, fatti misteriosamente del medesimo impasto. Restare in questa posizione di tensione è l'esistere drammatico e affascinante dell'uomo.

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